Mizizi che significa in swahili "radici", è il nome di una linea di abbigliamento emergente, che con i suoi disegni e modelli rispecchia un po’ la società multietnica dell’Italia. Questa idea di abbinare insieme le stoffe delle tradizioni africane e i modelli europei è di una giovane affascinante stilista oltre che fotografa, Alesia Rose Moroni Nawezi. Nata e cresciuta a Roma, ha avuto la possibilità di viaggiare a l'estero, e l’esperienza acquisita altrove dà una visione di una donna di mente aperta, grintosa, che non si ferma davanti a questa crisi e che ci insegna ad essere obbiettivi e determinati nella vita. Sabato scorso, in un noto locale di Roma, Black box, la sua sfilata di moda ha avuto successo, conquistando i mille cinquecento presenze, affascinati dallo stile artigianale che aveva ogni capo d’abbigliamento che indicava la singolarità del prodotto.
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“Fashion 4 Development”, il progetto presentato lo scorso febbraio a New York da Franca Sozzani, direttrice di Vogue Italia, e dall’ambasciatore Cesare Maria Ragaglini, rappresentante permanente dell’Italia all’Onu. Lo scopo dell’iniziativa è quello di favorire l’accesso di giovani designer e produttori africani e di altri paesi emergenti ai mercati internazionali e alle catene di distribuzione della moda.
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Stilemi con significato morale, e in particolare come rappresentazione simbolica di specifiche virtù, si trovano in numerose culture. Gli occhi socchiusi delle maschere dei Senefou della Costa d'Avorio, per esempio, rappresentano l'autocontrollo, la pace interiore e la pazienza. In Sierra Leone e altrove, occhi e bocca di dimensioni ridotte simboleggiano l'umiltà, e la fronte sporgente indica saggezza. Maschere con mento e bocca molto grandi, al contrario, possono rappresentare autorità e forza (per esempio in Gabon)
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Le maschere possono avere diversi tipi di struttura in funzione del modo in cui si devono indossare. Il tipo più comune, presente in gran parte dell'Africa, è quello che si appoggia sul volto, in verticale, come la maggior parte delle maschere occidentali.
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Di conseguenza, la produzione di maschere (come di altri oggetti artigianali) è diventata una vera e propria industria in molti paesi africani. Le maschere "commerciali" (o "turistiche") che si trovano nei mercati e nei negozi sono idealmente riproduzioni più o meno fedeli di maschere tradizionali delle diverse etnie. Questo legame originario con la tradizione si va comunque progressivamente indebolendo a favore di considerazioni economiche.
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I Baga della Guinea invece rappresentano le cicatrici ornamentali della loro tradizione, e includono nella maschera una rappresentazione stilizzata di un seno reso cadente dall'allattamento (simbolo di fertilità). Queste maschere da donna sono rigorosamente indossate da uomini.
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I moderni Akamba, come la maggior parte dei kenyoti, vestono all'occidentale. Gli abiti tradizionali sopravvivono in alcune zone rurali; gli uomini indossano kilt fatti di pelle di animale e numerosi gioielli (collane, braccialetti e cavigliere), soprattutto di rame e ottone. Gli abiti tradizionali femminili comprendevano gonne di pelle lunghe fino al ginocchio, e tipiche collane di perline (acquistate dai mercanti swahili e arabi).
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Al polso, un uomo masai può portare dei braccialetti di cuoio, legno, di perline o di metallo. Il braccialetto di metallo è prezioso in quanto è passato di padre in figlio. Un padre lo darà al figlio che egli considera migliore – non necessariamente il più vecchio – prima di morire. Questo braccialetto è così un segno di rispetto e di saggezza.
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I disegni usati nella confezione di braccialetti e orecchini hanno un significato particolare. I colori usati indicano il clan di appartenenza, possono indicare lo status della persona, o dare un messaggio particolare: pace, concordia, disponibilità. Non si può parlare, però, di un uso di questi disegni per comunicare pensieri sofisticati, come accade in altre culture africane.
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L'orologio è di 47 mm e contiene al suo interno sei palle di 6 Flobert mm che aumenta ogni rotore da sei palline di 38 cartucce mm. Notiamo anche che il quadrante è un bersaglio.
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