Le origini del popolo Hehe non sono note. In epoca immediatamente precoloniale (ovvero al tempo dei primi contatti con i missionari e gli esploratori europei), gli Hehe si erano stabiliti solo da poche generazioni in Uhehe ("la terra degli Hehe", ovvero gli altopiani della Tanzania sudoccidentale, a nordest del lago Malawi).
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La società hehe aveva un rudimentario ma efficace sistema giudiziario, con diversi tipi di pena previsti per differenti reati; le pene potevano essere pecuniarie, fisiche (mai molto severe), e in alcuni casi potevano essere emesse sentenze di morte o di espulsione dalla comunità.
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La fonte primaria di sostentamento per gli nyamwesi è tradizionalmente l'agricoltura; elemento chiave della dieta nyamwesi è l'ugali, una sorta di porridge che viene realizzato col mais. Altre coltivazioni comuni sono il sorgo e il miglio, che servono anche per produrre un tipo di birra.
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Secondo quanto tramandato dalla tradizione orale, i Nyamwesi si insediarono in Unyamwesi intorno al XVII secolo. Erano principalmente pescatori e allevatori. La loro società era organizzata politicamente in piccoli regni (chiefdoms), ognuno dei quali aveva con la propria dinastia regnante e la propria corte.
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La struttura sociale tradizionale nyamwesi è organizzata in piccoli regni (chiefdoms). Il capo di una comunità possiede formalmente tutto il terreno, e il ha diritto di espellere dal proprio villaggio gli indesiderabili, per esempio coloro che sono accusati di stregoneria.Storicamente, la società nyamwesi è stata organizzata in villaggi. In generale, esisteva un forte interscambio di persone fra i diversi villaggi: le donne si sposavano generalmente a uomini di altri villaggi, e i figli maschi cambiavano spesso villaggio una volta diventati adulti.
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Nella maggior parte delle culture africane tradizionali, chi indossa una maschera abbandona la propria identità e viene trasformato nello spirito che la maschera rappresenta. Questo scopo viene in genere raggiunto con l'ausilio di altri elementi rituali, come certi tipi di musica o di danza; in diverse culture, inoltre, la maschera si accompagna a costumi rituali, che contribuiscono a nascondere l'identità del danzatore o del sacerdote mascherato. Colui che indossa la maschera diventa quindi una sorta di medium che consente al villaggio di dialogare con le proprie divinità, gli antenati, i defunti, gli animali o altri spiriti della natura.
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Le maschere che riproducono in modo più o meno esplicito la forma del teschio umano sono spesso legate al culto degli antenati. Un esempio è la maschera detta mwana pwo (letteralmente "giovane donna") del popolo Chokwe dell'Angola, che unisce stilemi legati alla rappresentazione della bellezza femminile (viso proporzionato, naso e mento piccoli) ad altri tipici del defunto (orbite incavate, labbra screpolate e lacrime);
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La religione tradizionale sukuma sopravvive soprattutto nelle campagne, anche se in molti casi è stata soppiantata dall'islam (penetrato nella regione al tempo dei commerci con Zanzibar) o dal Cristianesimo (portato dai missionari europei e dal governo coloniale). Come altre culture africane, i Sukuma onorano tanto un dio supremo, creatore dell'universo, che gli spiriti dei propri antenati illustri. Presso i Sukuma è usuale che vengano rivolte preghiere direttamente al dio creatore, che in altre religioni africane viene considerato troppo lontano dagli uomini per interessarsi della loro sorte.
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Si ritiene che i Sukuma e gli altri gruppi Manyamwesi appartengano allo stesso gruppo delle popolazioni bantu dell'Uganda occidentale, da cui si sarebbero separati intorno al XII secolo a.C., spostandosi nell'odierna Tanzania. Non è noto in quale epoca i Sukuma si siano divisi dagli altri Nyamwesi, che sono collocati più a sud; secondo la tradizione orale, i Sukuma migrarono verso nord per sfuggire alle razzie di un altro popolo noto come Mirambo.
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Questo tipo di credenze è così chiamato perché si basa sull'idea di un certo grado di identificazione tra principio spirituale divino (anima) e aspetti “materiali” di esseri e realtà (anche "demoni" e altri enti).Il termine animismo è usato in antropologia per classificare le tipologie di religioni o pratiche di culto nelle quali vengono attribuite qualità divine o soprannaturali a cose, luoghi o esseri materiali. Queste religioni cioè non identificano le divinità come esseri puramente trascendenti, bensì attribuiscono proprietà spirituali a determinate realtà materiali.
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